Ciao a tutti!
Benvenuti nel mondo di Oli, uno spazio aperto per chi ha a cuore un futuro più inclusivo per i propri figli, chi desidera condividere la propria esperienza o dire semplicemente qualcosa. Questa settimana scopriamo la magia del gioco: nella notte di Halloween Kim ci racconta il viaggio nell'immaginazione e nella connessione con suo figlio Teo attraverso il gioco di ruolo.
Quando la mia amica geniale Valeria mi ha chiesto di scrivere un breve pezzo sull’importanza del gioco e in particolare del gioco di ruolo, ho accettato convinta, ma la verità è che non avevo idea da dove iniziare. Io che penso fin troppo alle cose, non ci avevo mai veramente pensato. Che cos’è il gioco? E perché è così importante per me e per mio figlio? Domanda banale, eppure…
Così ho cominciato a rifletterci, imbattendomi subito in un piccolo cortocircuito: il gioco è bello perché è istintivo, perché è intuitivo, perché ha il valore di qualcosa a cui, in fondo, non bisogna poi pensare più di tanto.
Il gioco viaggia e comunica su altre lunghezze d’onda, a un livello a cui non so e non voglio dare né definizione, né un valore ontologico preciso, ma che sicuramente riesce ad arrivare al cuore. E lo scalda.
In questo mio flusso di pensieri ho deciso quindi di partire proprio da questo cortocircuito. Il gioco è una delle poche attività che questa società assillante ci consente di fare che resta fine a se stessa, che non richiede giustificazioni o motivazioni serie e che non rientra in dinamiche di competitività e iper-prestazionalismo a cui siamo costantemente sottoposti: adulti e bambini compresi.
Il gioco è prezioso nella sua leggerezza, che va custodita con amore anche quando se ne parla.
Ma soprattutto, il gioco è prezioso per i bambini tanto quanto lo è per noi adulti che, forse, dimentichiamo troppo spesso l’importanza di abbandonarci al presente.
Uno dei giochi che mi è sempre piaciuto fare di più con mio figlio Teo è il gioco di ruolo. Siamo entrambi dei grandissimi fan della Marvel (a dire il vero è stato lui a farmi scoprire questo universo pazzesco da cui sono, confesso, fin troppo coinvolta per avere 40 anni ;)) e ci diverte fingere di essere i nostri supereroi preferiti. Giochiamo con l’epicità della narrazione che ci viene offerta, interpretando uomini e donne indistintamente dal nostro sesso e facendoli nostri. Combattiamo, ci feriamo, facciamo scelte e sacrifici e a volte moriamo persino. Ma comunque riusciamo sempre a salvare il mondo. Insieme! E soprattutto con dei costumi fichissimi.
“È un momento in cui i bambini possono stare con i genitori e divertirsi insieme.” Teo
Sono innumerevoli gli elementi archetipici che entrano in ballo in questo gioco
presentandosi a noi in forme e declinazioni differenti. Giocando ci confrontiamo con il potere, l’amore, il sacrificio, la salvezza, il perdono, la fiducia, ma anche con la capacità di modulare la propria forza per non fare male all’altro, con la creatività di inventare una storia e con la percezione di voler stare insieme, io e lui, per tutto il tempo possibile. A imparare siamo sempre in due. E la cosa bella è che tutto questo avviene in maniera naturale, divertente e leggera.
Quindi, alla luce di tutto quello che ho detto, per concludere e cercare di sintetizzare dove risiede l’importanza del gioco, preferisco chiederlo a mio figlio, il quale saprà certamente rispondere meglio e in maniera più onesta di me, senza sovrastrutture o preconcetti.
“Teo, secondo te perché è importante giocare?”
“Perché è un momento in cui i bambini possono stare con i genitori e divertirsi insieme.”
Più semplice di così...
Kim
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